La cultura del rifiuto
La cultura del rifiuto in risposta alla paura del rifiuto. Abbattere i pregiudizi sui rifiuti per acquisire la consapevolezza collettiva che i rifiuti sono risorse. Verso l’economia circolare.
Collana | theoretika |
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Autore | Pio Canu |
Editore | Edizioni Efesto |
Pagine | 132 |
Prezzo | € 12,50 |
Anno | 2018 |
ISBN | 9788833810423 |
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SINOSSI
I Rifiuti rappresentano uno dei massimi problemi del nostro tempo. Una piaga che ci sta rovinando l’esistenza e che sta seriamente compromettendo la qualità della vita delle generazioni future. Il problema sono i rifiuti o il modo in cui ci rapportiamo ad essi? Questa è la domanda che ci deve far riflettere. In natura il rifiuto non esiste. Il rifiuto di un organismo diventa risorsa per un altro.
Tutto in natura viene riciclato. Tutto in natura è risorsa. La paura del rifiuto ci impedisce di vederlo come una risorsa. Per superare la paura del rifiuto, dobbiamo necessariamente prendere e sposare l’esempio della Natura. I nostri rifiuti devono essere trattati
come una risorsa, perché essi SONO una RISORSA. L’economia circolare ispirandosi alla natura ci consegna un modello di sviluppo altamente sostenibile, invitandoci a rispettare il Pianeta per rispettare noi stessi. Spesso si sente parlare di “rifiuti zero”. Un concetto affascinante ma di fatto inesistente. I Rifiuti zero non esistono. Esistono invece i rifiuti che rappresentando una risorsa per qualcos’altro cessano di essere “rifiuti” trasformandosi in “RISORSA”. Non possiamo impedire la produzione di rifiuti, ma possiamo e dobbiamo spingere per la progettazione e l’utilizzo di materiali totalmente riciclabili, in modo tale da avere l’assoluta certezza che un bene a fine vita possa diventare un altro bene, nuova materia. Solo attraverso il riciclo spinto possiamo ottenere il sistema circolare, dove il rifiuto circola come risorsa e non come problema. Per fare questo però abbiamo bisogno di una rete impiantistica adeguata e di un rigoroso cambio di mentalità. È nostro dovere lasciare alle generazioni future “un mondo dove vivere non sia sopravvivere”.