Pubblicità (in)Sostenibile. Dall’inquinamento mentale ai modelli futuri dell’advertising

Copertina del libro: Pubblicità (in)Sostenibile. Dall’inquinamento mentale ai modelli futuri dell’advertising
Edizioni:Paperback: € 13,50 EUR
ISBN: 9788833812632
Pagine: 206

Negli ultimi decenni, una vastissima letteratura di carattere psicologico e sociologico ha accusato la pubblicità di avere seri effetti collaterali sul pubblico, fomentando l’adesione a valori materialistici e diffondendo, un’insoddisfazione profonda, un vuoto esistenziale colmabile solo attraverso un consumo spasmodico. Intanto le ricerche di marketing, sembrano non prestare sufficiente attenzione a tali preoccupazioni, trascurandone anche le relative ricadute sull’efficacia della comunicazione. Ha dunque senso chiedersi: Quale specifico modello comunicativo è il principale responsabile di questo allarmante scenario? Quanto è diffuso questo modello nella realtà empirica italiana? Quali pericoli concreti corrono i consumatori che vi sono più esposti? E quali sono invece le criticità a cui vanno incontro le imprese che vi fanno ampio ricorso? Sono queste solo alcune delle domande a cui si cercherà di trovare risposte esaustive. Lo si farà proponendo un nuovo criterio di classificazione della pubblicità, fondato sulla presenza di benefici immateriali nell’offerta dei singoli annunci. Si proseguirà con un’analisi empirica dell’advertising televisivo italiano per poi concludere con inedite riflessioni di esperti e professionisti della comunicazione commerciale. Si proverà infine a delineare i contorni di un nuovo modello di advertising, economicamente efficace e al contempo meno impattante sui consumatori, in una parola una pubblicità sostenibile.

Con apporti e riflessioni inedite di esperti della comunicazione aziendale e dei social media come Alessandro Cascavilla, Daniele Vezza, Giulia Roccetti, Giorgio Di Tullio, Claudia Peverini, Andrea Luminati e Bruno Lamborghini. Prefazione dei professori Silvio Cardinali e Francesco Orazi

 

«La tinteggiatura pubblicitaria dei brand non si limita al verde dell’ecologia e della naturalezza, sfuma verso il giallo, simbolo di felicità e solarità, e verso l’arancione, che esprime giovinezza ed energia, raggiunge il rosso, il colore della passione e dell’amore, e ancora passa per la tranquillità del blu, per la saggezza e la creatività del viola, giungendo fino all’indaco, colore della spiritualità e della trascendenza. Anziché di greenwashing sarebbe più corretto parlare di Rainbow-washing, nel quale tutti i colori principali vengono forzatamente accostati al brand senza che esso sia concretamente legato ai benefici che simboleggiano. L’inganno della pubblicità non si limita dunque all’ecosostenibilità, vuole farci pensare che la felicità più intensa e assoluta si trovi nel consumo. E quel che è peggio è che ci sta riuscendo…»

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